Trame di solidarietà, così lo storico laboratorio tessile crea mascherine anti-Covid

Dai preziosi merletti alle protezioni per il virus: oltre 20 mila sono state quelle donate dalla bottega artigianale Tre Campane di Alessano. L’uso di telai antichissimi e le erbe per motivi botanici

Produrre tessuti anche per aiutare gli altri significa creare una trama di solidarietà. È quello che ha pensato Massimo Liso quando è scoppiata la pandemia. Il suo laboratorio artigianale e artistico Tre Campane funziona dal 1950 proprio per realizzare orditi che facciano stare bene gli occhi e i corpi delle persone. Il padre Michele era arrivato dalla Campania sino ad Alessano, poco più a nord del Capo di Leuca, il punto più a sud est d’Italia, proprio per trovare una nuova terra in cui cucire le sue tele. Massimo e Gabriele, i suoi figli, utilizzano ancora quei telai, e soprattutto gli oltre 1500 disegni originali che tengono custoditi in un posto segreto, come un libro magico, uno scrigno di segreti e fili.

Tutte quelle fibre naturali in cotone, lino e cashmere. che adesso fanno letteralmente impazzire dalla gioia i designer in cerca di ispirazione, durante la chiusura dell’Italia rischiavano di perdere, seppur momentaneamente, la propria ragione di esistere. Allora Le Tre Campane hanno deciso di rimboccarsi le maniche per gli altri: i tessuti sono diventati mascherine, una striscia sottile di grande sicurezza che Massimo ha donato a decine di migliaia di persone, nei dintorni del Capo di Leuca, sulla costa adriatica e ionica, alle forze dell’ordine e ai servizi sanitari.

I telai non si sono praticamente mai fermati e questo piccolo laboratorio ha lavorato alacremente, raggiungendo un record di produzione solidale che ha varcato persino i confini nazionali, raggiungendo ad esempio la Svizzera. «Uno dei motti di nostro padre era che quando tocchi un tessuto è come se lo dovessi amare, quindi a maggior ragione se ti salva la vita – racconta Massimo -. Noi ci siamo subito resi conto di possedere tutte le conoscenze e le semplici tecnologie meccaniche necessarie, ci siamo messi all’opera e adesso siamo fieri di avere contribuito in modo sostanziale alla prevenzione della diffusione di questo virus».

Proprio sulla parete campeggia l’enorme ritratto fotografico del padre che ne mostra la gioia di vivere e lavorare, così come gli arredi e appunto i macchinari che tirano i fili sono in gran parte quelli che c’erano all’origine di questa avventura artigianale in cui un pensiero per gli altri è sempre stato il cotone di ogni gesto. Tra le creazioni più belle ci sono i merletti a nodi Macramè arrivati in Salento con le invasioni arabe e turche, sapientemente rielaborati dalle donne salentine.

«Chissà che tra tanti anni, le Tre Campane non vengano ricordate anche per le mascherine in tessuto di questa pandemia – conclude Massimo -. Adesso le nostre sono esteticamente raffinatissime, ma siamo orgogliosi anche delle prime, più grezze eppure così utili per la collettività». Il tempo corre, e anche Massimo che si divide tra il laboratorio del padre, il suo colorate materico Emporio Mediterraneo della vicina Tricase e la campagna salentina in cui va a raccogliere le erbe, traendo ispirazione per i nuovi motivi delle sue tele, riprende a tramare, con le sue mani sempre in movimento e la sua voce rauca e sottile.

Articolo di Luca Bergamin Corriere della Sera

X
Open chat
Ciao
come posso aiutarti?